TORNARE AL LAVORO SENZA (RIM)PIANTI

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Come tornare al lavoro dopo la maternità senza troppi rimpianti

Per una strana coincidenza Giugno è stato un mese di bilanci per entrambi i miei congedi maternità anche se per motivi ben diversi: per Christian decidevo di prolungare fino al limite possibile il tempo da trascorrere con lui, per Nicole constatavo a malincuore che il lavoro mi aspettava dopo le vacanze estive... Immagino molte di noi alle prese con una tra le tante decisioni difficili della nostra vita di donne non più sole, non più indipendenti, non più solo in carriera e più semplicemente MAMME.
Grazie ad una pianificazione degna della battaglia di Gettysburg abbiamo con largo anticipo individuato la soluzione migliore. Che siano i nonni, il nido o una tata a prendersi cura del nostro cucciolo poco importa se la nostra decisione ha rispettato una regola fondamentale: quella di farci sentire tranquille e fiduciose delle mani a cui affidiamo il nostro bene più prezioso.
Perché i nostri bimbi come spugne assorbiranno la nostra serenità e questo sarà il primo, importantissimo passo.

"Il segreto per andare avanti è iniziare" cit. 







Ma come gestire questa sensazione di "sdoppiamento" che ci fa sentire inadeguate e inconcludenti in entrambi i ruoli? Come riordinare le mille domande che ci riempiono la testa e non ci fanno dormire la notte (come se non bastasse un bimbo piccolo per questo!!?)
Una su tutte: mio figlio sarà felice di avere una mamma appagata e realizzata anche se per la prima volta passerà tante ore lontano da lui?
E' luogo comune pensare che una mamma che lavora sia una mamma soddisfatta e quindi una mamma migliore ...

La soluzione, come in ogni situazione critica, è concentrarsi e lavorare sugli aspetti positivi:

- di come l'essere mamma ci renda professioniste migliori
- di come l'essere professioniste indipendenti ci renda genitori migliori

Anche se per principio odio le etichette, per le donne che si reinventano nel mondo del lavoro dopo l'arrivo di un figlio, dovrebbero coniare il termine mamma-ger: perchè dopo i mesi della maternità, dove il tempo sembra dilatarsi per seguire ritmi suoi, ci troviamo di fronte ad un bivio paurosamente reale, divise tra la paura di perdere il nostro ruolo di mamme e il dubbio di non essere più all'altezza del nostro ruolo di manager (se non dell'azienda per cui lavoriamo, almeno di noi stesse).
Una mammager è una professionista migliore perché la sua situazione personale la aiuta a concentrarsi sulle priorità (vere) e a ottimizzare il tempo e le risorse a sua disposizione per creare un valore aggiunto al suo lavoro, grazie ad un migliorato spirito organizzativo e ad una ferrea disciplina: il limite tra l'essere mamme - specialmente di due o più ... - e comandare un piccolo esercito è in fondo molto sottile...

"Dove hai trovato la forza? Siamo donne tesoro, la forza trova noi" Snoopy 


Le mamme che lavorano sono genitori migliori (non migliori delle altre, sia ben inteso, ma migliori di quanto lo fossero prima di riprendere la professione) perché i momenti trascorsi con la famiglia acquistano più valore: il tempo diminuisce in ore ma cresce in qualità. E siccome i figli imparano più dal nostro esempio che dalle nostre parole, un modello di mamma indipendente, multi-tasking, che gioca con disinvoltura ruoli diversi e passa dallo stiletto alla sneaker con la rapidità di Superman, non può che essere motivo di orgoglio e un ottimo incentivo a realizzare in futuro progetti anche ambiziosi. Se ci uniamo il fatto che i nostri figli maschi svilupperanno un senso profondo di rispetto per il ruolo della donna nella società e nella famiglia e che le nostre figlie femmine impareranno a credere maggiormente nelle loro capacità e nella loro autonomia, la pace con la nostra coscienza è cosa fatta !

"Il bello delle donne è che hanno paura, ma alla fine trovano il coraggio di fare tutto" cit. 

Resta da gestire il trauma dell'essere catapultati con violenza in un mondo, quello del lavoro, che nei nostri mesi di congedo è andato avanti seguendo logiche a noi sconosciute, dove gli equilibri tra i colleghi sono cambiati e magari anche i ruoli. A volte si respira un clima estraneo, ostile: il 72,5% delle donne italiane mantiene il lavoro che aveva prima della maternità, ma la stragrande maggioranza di esse si trova a fare i conti con un percorso professionale in salita. Il termine mobbing rende perfettamente l'idea di come una persona possa essere messa in difficoltà a vari livelli, sia psicologici che pratici, approfittando di un momento di vulnerabilità e debolezza. Ma il cambiamento va visto come un'opportunità e non come un limite: nessuna paura quindi di un eventuale nuovo incarico. Ricordiamoci che solo i perdenti trovano scuse, mentre i vincenti trovano sempre una strada e stravolgono anche le situazioni peggiori a loro vantaggio. I colleghi smetteranno presto con quell'odioso chiacchiericcio di sottofondo e con quei discorsi che misteriosamente si interrompono al nostro ingresso in una stanza ...

"Permetti soltanto ai tacchi di farti soffrire" cit.


Viviamo in un paese in cui il congedo parentale è osteggiato da una mentalità retrograda e generalizzata in troppe realtà lavorative: l'Italia NON E' UN PAESE PER MAMME.
La legge per prima ci relega a metà di una classifica poco onorevole: la Svezia ci batte, oltre che per l'aurora boreale e per l'Ikea, grazie ad un pensiero radicato alla base del progetto di vita delle famiglie da generazioni e che va al di là delle scelte personali.
Ma se non possiamo cambiare il pensiero di un'intera nazione, molto possiamo fare per cambiare la mentalità delle singole persone.
E smetterla per prime di giudicare noi stesse, camminando orgogliose sui nostri tacchi anche se non proprio all'ultima moda - dato che il tempo per lo shopping è ridotto ai minimi storici - e indossando a testa alta il nostro tailleur anche se sporco di dentifricio ad altezza ginocchia. Pazienza se per far quadrare tutto la sera ce la caviamo con il solito, ripetitivo piatto di pasta e se vediamo il ragazzo dello speedy-pizza più della nostra migliore amica, week end compresi a volte!

Siamo donne, siamo mamme, siamo acrobate: guardiamo dritto davanti a noi e godiamo dei tanti aspetti positivi della nostra movimentatissima vita. Perché quando si è mamme si è tutte ugualmente, immensamente stanche e incasinate ma anche piene di risorse e pronte a ripartire.
Ma dato che sognare non costa nulla io sogno una vita in cui ho il tempo di fare tutto ... perché no ? Per tutto il resto ci sono i (sacri) filtri di Instagram ...


"Dovrei chiedere scusa a me stessa per aver creduto di non essere abbastanza" Alda Merini



2 commenti

  1. Bellissimo post complimenti!! Non ci avevo pensato al fatto che noi mamme lavoratrici potremo essere un modello per i nostri figli, per i maschi per essere un giorno uomini migliori, per le femmine per essere donne indipendenti....questo può essere non solo un aiuto per la nostra coscienza ma anche una risposta per quelle persone con mentalità "antica" che colpevolizzano le donne che lavorano come se fossero mamme di serie B non abbastanza presenti per i propri figli!

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  2. Grazie mille Patrizia ! Purtroppo la mancanza di valori come il rispetto della donna in particolare sono di tristissima attualità ! Poco si può fare per fermare una follia generata da una cattiva educazione se non crescere gli uomini e le donne di domani nel rispetto: di sè stessi e del ruolo che possono ricoprire nel mondo. Le belle parole non sono tutto ma l'esempio può fare tanto : essere orgogliose di ciò che siamo aiuta noi stesse ed è un "virus" che si trasmette ( o almeno prego perché sia così )

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