Smettere di allattare: alcune riflessioni qualche mese dopo.

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Smettere di allattare: alcuni mesi dopo, alcune riflessioni 

Ti manca allattare?
Me lo ha domandato qualche giorno fa un’amica, mentre con gli occhi a cuore la guardavo allattare il suo bambino.
Li osservavo riconoscendo in loro, gesti e sguardi dal sapore familiare. Vissuti, provati sulla mia stessa pelle.
Una manina appoggiata al seno, mentre, con un’espressione beata e le guance rosse, i nostri figli si nutrono di amore e di latte materno.
Un’immagine universale. 
Sorridevo e pensavo a quanto fossero belli.


Smettere di allattare: alcuni mesi dopo, alcune riflessioni

La domanda: ti manca allattare?

La risposta sincera: No.

Mi sono stupida di sentirmelo dire, ma è stato un no deciso. Mi è proprio uscito.
No.
Eppure, vi giuro, che smettere per me è stato doloroso. Vi giuro che allattare i miei figli per 17 mesi uno e 25 l’altra, è stata una delle esperienze più dolci, intense, appaganti, uniche, irripetibili della mia vita.
Perché allora ho smesso? 
Beh, banalmente, a un certo punto è naturale farlo.
E poi, perché sono convinta che la “questione allattamento”, sia un contratto a due e che, se una delle due parti non se la sente più, si deve dire basta.
25 mesi con la mia secondogenita e 17 mesi con il mio primogenito, dicevo: non mi sono risparmiata, mai.




Ho smesso, ora lo so, perché il mio fisico ha parlato prima del mio cuore. Lui, il cuore, sarebbe andato avanti ad oltranza: perché sono mementi che non tornano più, perché sono attimi speciali, perché quella manina che ti accarezza, perché quegli occhioni che ti guardano, ti sciolgono il cuore e te lo ricompongono in un modo nuovo; perché quell’espressione goduta e beata, regala la sensazione del siamo al sicuro, siamo a casa.
Perché sembra un po’ di fermare il tempo.
Smettere non è mai stato facile. Con i miei figli, ho sempre scelto io quando.
Ho smesso di allattare Amalia a gennaio.

Ma prima di allora, di prendere una decisione, non mi riusciva proprio. Allora, l’ho capito, certe cose trovano altre vie, magari apparentemente meno consapevoli, per venire alla luce.

Una bronchite e le medicine che ho dovuto prendere, i troppi kg persi, una stanchezza fisica e mentale troppo grande. Per esempio.

Con il senno di poi, so che in realtà era già da qualche mese che avrei interrotto, perché ogni volta che mia figlia si attaccava, non era più romantico come prima. Era un invasione di campo che non ero più disposta a tollerare.

Dopo quattro anni di onorato servizio, tra le due gravidanze una dietro l’altra e i successivi periodi dedicati all’allattamento,
non avevo più voglia di condividere il mio corpo.

Ecco perché non mi manca: ho recuperato spazio, fisico e mentale.

Ho iniziato di nuovo, a prendermi cura di me stessa: se ho mal di testa prendo un moment. Posso decidere di vestirmi con maglie accollate. Ho recuperato spazio nel letto (cioè spesso siamo ancora in quattro, però ci sono notti in cui, invece, ognuno dorme nel proprio letto).
Ho recuperato l’intimità con il mio compagno. Non che l’avessimo persa del tutto, ma smettere di allattare ha dato un nuovo equilibrio alla coppia.



Già, perché c’è anche lui, il nostro marito o compagno.
Nel mio caso, mi ha sempre lasciato la libertà di fare come meglio credevo.
Ha iniziato a chiedermi di smettere di allattare, dopo i due anni di Amalia. 
Mi arrabbiavo: non avevo nessuna intenzione di smettere perché qualcuno che non fosse mia figlia, me lo stava imponendo.

Ora che però, ho dato questo ennesimo taglio al cordone, (per mia scelta), posso dire di aver capito meglio il suo punto di vista. Ora che ho ritrovato un nuovo equilibrio, so con certezza che no, non mi manca allattare. Che si, resterà sempre nel mio cuore una delle esperienze più totalizzanti, emozionanti e meravigliose della mia vita. 
Nulla potrà cambiare questo o portarmelo via.

Ora so che, anche dopo le coccole scambiate attraverso il latte materno, si possono trovare tanti altri modi speciali per amarsi.

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Colonna Sonora del Post: Laura Pausini -  E' a lei che devo l'Amore


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