Le difficoltà che le mamme possono vivere durante il puerperio (parte seconda)

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LE DIFFICOLTA’ CHE LE MAMME POSSONO VIVERE DURANTE IL PUERPERIO (parte seconda) 

LA DEPRESSIONE POST PARTUM 
E’ stata descritta solo nel 1968 come entità nosografica autonoma che si differenzia dal baby blues e dalla psicosi puerperale. Riguarda circa il 20% delle puerpere e spesso è correlata alla depressione pre-parto.
Può presentarsi anche in forma mascherata, ossia con una sintomatologia somatica che spesso non viene ricondotta alla depressione post partum. I sintomi, simili a quelli del baby blues ma più intensi e persistenti (cattivo umore, voglia di piangere, tristezza, sensazioni di fallimento e inadeguatezza, difficoltà ad affrontare i compiti quotidiani, ansia, sensi di colpa, scarso interesse per il bambino e per attività gradite, difficoltà decisionali) interferiscono con il funzionamento globale della madre a livello fisico, cognitivo, comportamentale.

Le difficoltà che le mamme possono vivere durante il puerperio


Se non viene curata si protrae nel tempo, trasformando in prova dolorosa la vita con il bambino e influenzandone lo sviluppo. Può presentarsi come malessere silenzioso, che spesso non viene colto dall’ambiente in cui la donna vive; oppure come eccessiva ansia per il bebè che viene iperstimolato, senza che siano riconosciuti i suoi reali bisogni. Il 25% dei bambini esposti alla depressione materna tende a sviluppare sintomi affettivi e cognitivi.

Le cause della depressione post partum sono di vario tipo: 
- psichiche: riguardano la storia personale della donna e il suo “terreno psichico”
- biochimiche: dovute a variazioni ormonali e endocrine
- familiari: legate a una storia di familiarità depressiva
- scatenanti: dopo gravidanza/parto difficili, trattamenti per la fertilità, eventi familiari dolorosi come lutti, separazioni, perdita del lavoro ecc.

La depressione post partum, considerata il ladro che ruba la maternità, può essere superata con un lavoro di psicoterapia che aiuta la mamma e assume il valore di psicoprofilassi per il bambino.

LA PSICOSI PUERPERALE 
E' una malattia psichiatrica che riguarda lo 0,2% delle puerpere. In genere compare nelle due settimane che seguono il parto, ma può manifestarsi nel corso di tutto il primo anno di vita del bambino (in tal caso si parla di psicosi puerperale tardiva). Si manifesta soprattutto nella primipara con antecedenti familiari di disturbi psicotici (10% dei casi) o con antecedenti di disturbo bipolare (30/35% dei casi). Spesso si ripresenta anche dopo una successiva gravidanza.

Si tratta di una sintomatologia acuta caratterizzata da:
- mancanza di sonno e impossibilità di riposare
- espressioni di destrutturazione psichica (perdite di memoria, stato confusionale, allucinazioni visive e uditive)
- ansie persecutorie
- delirio relativo al bambino (presunte malattie, poteri particolari di cui sarebbe portatore)
- sensi di colpa, di inadeguatezza

Va curata con un trattamento farmacologico e richiede spesso l’ospedalizzazione, perchè il rischio di suicidio e/o di infanticidio è elevato. Solo dagli anni 60, grazie allo psichiatra francese Racamier, si tende a non separare la madre dal bambino per non aggravare la negazione della nascita e non perturbare il costituirsi del loro legame. La psicosi puerperale è considerata la fuga da un abbraccio simbiotico che implica il riemergere di vissuti traumatici relativi al rapporto con la propria madre.

Leggi anche la prima parte: Le difficoltà che le mamme possono vivere durante il puerperio


Post scritto dalla psicoterapeuta Marcella Marcone

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