Può succedere di sbagliare a prendere le misure

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Un passo indietro quando ti accorgi di averne fatto due troppo lunghi, è quello che bisogna saper accettare.

Può succedere in effetti di sbagliare a prendere le misure. 


A me è accaduto in questi giorni, scivolata così, su una buccia di banana, neanche fossi una mamma principiante. È iniziato l’asilo, per entrambi quest’anno: questo bando ai romanticismi, significa solo che finalmente ho del tempo tutto per meVi confesso anche, che è già passato un mese dal primo giorno, e ancora non mi sono saputa organizzare.



Tempo esclusivo per me, per le faccende di casa, per scrivere, per uscire. Fare tutto in minor tempo, solo che succede come con le borse, più grandi sono, più le riempi.

Tutto ok, comunque, la più piccolina sembra essersi inserita bene, va volentieri gioca, partecipa.

Perfetto. 
O forse no. 

Perché la piccolina da qualche notte, è tornata a bagnare il letto. Si sveglia bagnata, piange e mi dice mamma sei arrabbiata?

Ovvio che no! Come potrei! Certo svegliarsi nel pieno della notte e dover ribaltare il letto, non è il massimo, ma non lo è nemmeno per lei, farsi la pipì addosso.
E cosa più importante, la sua pipì mi starà dicendo qualcosa: mamma rallenta qualcosa non va come sembra.
Io non riesco a stare nelle mezze misure. Alla fine Amalia è entrata all’asilo nell’anno giusto, ma quasi alla stessa età di suo fratello che, invece, era anticipatario.
Con lui, tutto per gradi, non ha mangiato sino ai 3 anni compiuti, quindi sino a gennaio, l’ho lasciato sino alle 4 per la prima volta a febbraio.
Con Amalia, sono stata più coraggiosa, io. E così lei, si fa la pipì addosso la notte.
Si cambia, con i secondi figli si cambia, forse perché alla fine ci sei già passata con uno e hai visto che, alla fine, sopravvivono alla grande.
Poi, c’è la questione ognuno ha i suoi tempi, il suo carattere.
E poi, ci sei tu mamma, sempre la stessa, ma sempre più stanca, più incasinata, più affamata di spazi per te stessa. 





Niente, alla fine, ho fatto fare alla mia bimba un passo un po’ più lungo: tre giorni di fila all’asilo sino alle quattro. 
Tre prime volte di fila.
Lo so che se avessi un lavoro, dovessi timbrare il cartellino con orari precisi, sarebbe lo stesso e non avrei possibilità di calibrare la situazione, ma sono a casa, lavoro un giorno sì e dieci no.
Allora, forse, mi fermerò un secondo, per fare con la mia piccola quel passo indietro che ci servirà per saltare ancora più lontano.


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