Come sopravvivere ai gemelli.

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A dire la verità il titolo di questo articolo avrebbe dovuto essere: come sopravvivere ai gemelli se hai già una figlia di tre anni, ma sarebbe stato troppo lungo.
Perchè la verità, almeno per la mia esperienza, è che non è tanto la presenza di due neonati a generare la fatica, quanto il fatto che prima di loro ci sia una bimba comunque ancora piccola, con le sue abitudini, la sua routine, i suoi soli tre anni.

Come sopravvivere ai gemelli.


I gemelli sono super tranquilli. Complice sicuramente anche il latte artificiale (poiché io ho scelto di non allattare, ma magari di questo ne parlerò in un altro post), dopo la prima settimana di ambientamento a casa con qualche notte insonne, hanno preso da subito il ritmo. Ad un mese di vita erano già passati a sei pasti al giorno invece di sette, e a poco più di due mesi hanno iniziato a non svegliarsi neanche più la notte, dormendo da mezzanotte circa alle sette NEL LORO LETTINO. Piangono praticamente solo per mangiare e spesso durante il giorno si addormentano da soli con i loro dudini che hanno iniziato a stringere.

Quindi insomma su di loro non posso veramente dire nulla. 

La difficoltà all’inizio, come immaginavamo, è stata per Carlotta. Noi abbiamo cercato un secondo figlio presto (MAI ci saremmo aspettati che ne potessero arrivare due) proprio per lei. Sia io che mio marito abbiamo sorelle e fratelli e conosciamo l’importanza e la bellezza del rapporto tra fratelli, e volevamo dare quindi a Carlotta il più bel regalo della sua vita, consapevoli che all’inizio sarebbe comunque stata dura, anche con uno solo.

Quando i gemelli sono arrivati lei non aveva ancora tre anni, era la prima nipote per i nonni materni ed era la principessa di casa con tutto quello che ciò comporta (vizi compresi), perciò dopo i primi dieci giorni di euforia data dalla novità di questi due bambolotti in giro per casa, sono cominciati i problemi. 
Ha iniziato a rendersi conto di cosa comportassero due nuovi fratelli e ha iniziato a buttar fuori il suo disagio: ci sono state svariate crisi di pianto, anzi direi dei veri e propri tantrum. Urlava, si dimenava, ci picchiava, nelle scenate peggiori sputava. Ha iniziato a dire spesso di aver mal di pancia per non mangiare, a chiedere il ciuccio anche di giorno invece che solo per dormire, a trattenere la cacca.
Insomma a mostrare la sua fatica per questo nuovo equilibrio che si stava formando. Non ha mai avuto nessun istinto di gelosia diretto verso i suoi fratelli, ma sempre e solo crisi con noi, in particolare con me. 
Pur essendo una femmina, infatti, Carlotta ha sempre avuto un legame speciale con me. Io mi sono dedicata anima e corpo a lei da quando è nata. Anche grazie al mio lavoro di insegnante ho sempre avuto tanto tempo per noi e ho sempre fatto mille cose, organizzato attività montessoriane a casa, pomeriggi in centro o al parchetto. Insomma il nostro è un legame davvero speciale. Quindi indubbiamente il disagio e la rabbia più forti erano diretti verso di me.
Non nascondo che è stata davvero dura, pur sapendo che era una situazione passeggera ho pianto tanto anche io: vederla così mi uccideva. 
Ho cercato ogni volta che ho potuto di non arrabbiarmi. Anche quando i capricci erano davvero stupidi (non sempre sono riuscita a mantenere il controllo eh). Tentavo di abbracciarla anche mentre mi picchiava, le dicevo ti voglio bene anche mentre mi gridava “ Sei brutta mamma!”.

Sapevo che stava metabolizzando il cambiamento, sapevo che le serviva solo un po’ di tempo e ho aspettato. Il tutto è durato un mesetto circa.
Poi, piano piano, ha smesso di gridare, ha ricominciato a mangiare bene e di gusto. Ha smesso di essere violenta, è ritornata la mia Carlotta serena e solare. Ha capito che mamma e papà sono gli stessi di prima e che Diego e Pietro non tolgono nulla al nostro amore per lei.

Eppure vi assicuro che abbiamo usato tutti i mezzi in nostro potere per crearle meno disagio possibile: abbiamo cercato di mantenere le nostre abitudini, ho fatto in modo di andare sempre io a prenderla a scuola per fare attività insieme. La sera ho mantenuto la nostra messa a letto fatta di coccole e storie da raccontare. Con il papà ogni volta che potevano giocavano (e giocano) a “fare i pazzi” come dice lei. Ad essere sincera fino in fondo ho dato sempre la precedenza a lei, quando era possibile, rispetto ai gemelli. I secondogeniti si sa, nascono con una resilienza insita diversa, loro poi già dalla pancia erano in due!

Ma evidentemente questo passaggio era necessario, forse le nostre attenzioni sono solo servite ad accorciare un momento di difficoltà fisiologico nella vita di un bambino a cui nascono fratelli, perchè alla fine in un mesetto si è risolto tutto.

Ora siamo la famiglia che avrei tanto voluto, e molto di più.



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