Le prime settimane di vita del bambino

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Le prime settimane di vita del bebè

(Dott. M. Marcone)

Il neonato presenta delle caratteristiche molto diverse dal bambino di qualche mese, non ha comportamenti strutturati e finalizzati, per cui spesso si crede che non sia ancora in grado di comunicare con gli altri. 
In effetti nelle prime settimane di vita il bebè vive in uno stato di fusione con la mamma (o del caregiver) che si occupa di lui e che soddisfa le sue necessità. La comunicazione perciò avviene attraverso le modalità con cui vengono soddisfatti i suoi bisogni primari.

Le prime settimane di vita del bebè



Il contatto fisico è dunque il veicolo privilegiato attraverso cui il piccolo percepisce lo stato d’animo di chi lo nutre, lo tiene in braccio, lo accudisce, che gli comunica tranquillità, piacere e benessere oppure malessere, ansia, tensione.
Questo aspetto sottolinea l’importanza della presenza psicologica della mamma fin dai primi giorni dopo la nascita.
Giorni in cui spesso la donna è sopraffatta dai ritmi incalzanti del bebè e/o da incombenze famigliari che deve gestire, dimenticando di avere energie ridotte dopo le fatiche del parto, che andrebbero conservate per l’accudimento del neonato.
Non ci si stanca di ripetere alle future mamme (e a chi ha un bimbo appena nato) di dosare le proprie forze, di accettare di vivere al suo ritmo per qualche settimana senza voler strafare, di non sovraccaricarsi con troppi altri impegni o pensieri, ma di dedicargli oltre che tempo anche spazio mentale.

In un mondo che va sempre più veloce si deve infatti ricordare che la formazione di un essere umano continua a richiedere nove mesi; lo sviluppo di un bambino (dal punto di vista fisico, psico-affettivo, cognitivo) ha dei tempi che non possono essere né saltati né abbreviati; a volte cercare di bruciare le tappe non permette di assimilare i cambiamenti e favorisce la regressione in altri momenti dello sviluppo.
L’imprinting che il neonato riceve nelle prime settimane di vita gli permetterà di strutturare con maggiore o minore facilità tutte le sue future relazioni. Se la mamma ha il coraggio di prendere coscienza con obiettività dei propri stati d’animo e delle sensazioni che prova a contatto con il bebè (e che a volte sono molto diverse da quelle che si aspettava), se ha la voglia di rielaborarle invece che nascondersele, può offrire al bimbo una base sicura su cui poter iniziare a costruire la sua percezione del mondo che lo circonda.


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