Storia di uno qualunque - L'esperienza della depressione post parto affrontata in un libro

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L'autrice del libro "Storia di uno qualunque" ci racconta la sua storia e come è nato il suo libro che parla anche della sua depressione post parto

Ultima contrazione, ultima spinta. Poi un piccolo urlo, un esserino grigiastro ti viene posato sul petto e così inizia la vita da mamma. "È la cosa più bella del mondo!" ti ripetono nei nove mesi di gravidanza, ma se così non fosse? Se le aspettative di una favola si trasformassero in pianti e giorni bui? 

In Italia in media il 10% delle neomamme soffre di depressione post partum, trend che è cresciuto negli ultimi anni a causa di una struttura sociale che tende ad annullare la figura della donna in favore di quella del nascituro. L'iniziale tristezza caratteristica del tipico "baby blues" muta in un sentimento profondo di angoscia, malinconia ed instabilità. 

Storia di uno qualunque



Ho sofferto per molti mesi di ansia, pianti isterici e, pur quanto sia difficile ammetterlo, rabbia nei confronti di mia figlia. Non riuscivo a chiedere aiuto, mi sentivo sbagliata, mi sentivo incapace di accettare la mia nuova vita, soprattutto non riuscivo ad accettare gli enormi cambiamenti che essa portava con sé. Per svariati motivi ero affiancata in questa avventura soltanto da mio marito e da mio padre, non avevo punti di riferimento femminili, né potevo contare su una figura stabile per poter prendermi dei momenti di respiro. 
Il dramma della maternità fece crescere in me diverse paure ed un senso costante di solitudine, inoltre portò alla luce drammi del mio passato che ancora non ero riuscita a superare, come la perdita di mia madre. Venne però in mio aiuto la mia formazione universitaria, la terapia occupazionale mi ricordò l'importanza del fare e dell'attività. 
Non potei prendere in considerazione le mie grandi passioni, la cucina e l'equitazione, per questioni logistiche, ma mi resi conto che nel mio passato un altro passatempo mi aveva aiutata a combattere alcuni ostacoli: la scrittura. 
Iniziai a sfruttare i momenti della nanna di Bianca per scrivere il più possibile, cercai di raccontare per intero la mia vita o ciò che di essa mi aveva segnata di più. Percepii fin da subito il processo di razionalizzazione che si era messo in moto dentro di me, presi coscienza di ciò che era accaduto fino a quel giorno e cercai dei metodi per cambiare il presente. 
Fu un lavoro lungo e difficile, ma proprio la scrittura mi salvò dalla mia stessa esistenza. 
Nacque così il mio libro "Storia di uno qualunque", ripresi diverse pagine scritte anni prima che trattavano della mia adolescenza e proseguii fino all'ottavo mese di mia figlia. 

La stesura del testo e la relativa autoanalisi, mi fecero rendere conto che non avevo colpe, che non avevo sprecato del tempo e soprattutto che non ero una cattiva madre per i sentimenti che provavo. Mi sentivo responsabile per l'infelicità di mia figlia, eppure grazie a questa mia "terapia" capii che ognuno di noi sceglie di essere felice e che questo non dipende necessariamente da qualcun altro. 
Avrei potuto dimostrare in futuro a mia figlia che si può essere forti nelle lacrime e sinceri in un bacio. Avrei avuto modo di insegnarle che nulla di ciò che viviamo è prestabilito, che ogni esperienza ha senso solo se si è disposti a viverla fino in fondo e che il sorriso che portiamo nel cuore dipende unicamente da noi stessi. 
Non dovremmo trascorrere il nostro tempo a chiederci il motivo di alcune vicende, dovremmo imparare che tutto serve e che tutto si supera solo se lo si lascia passare. Attraverso questo processo interiore ho potuto capire che non aveva senso chiedersi "perché è morta proprio mia mamma?" o "perché non sono una mamma felice?", ma che era meglio accettare gli eventi con serenità e concentrarsi sul presente. Dovremmo cercare la felicità quotidianamente perché, come ci ricorda Benigni in un suo famoso monologo, la felicità è dentro ognuno di noi e "se anche qualche volta lei si dimentica di noi, noi non ci dobbiamo mai dimenticare di lei". 

Grazie alla terapia occupazionale e al ritorno al "fare", la fiamma dentro di me tornò ad ardere ed incendiò così il mostro della depressione post partum rendendola un piccolo mucchio di cenere.

Con il mio testo spero di poter aiutare tutte le persone che hanno vissuto o stanno vivendo eventi traumatici simili ai miei e come terapista mi metto a disposizione di tutti i genitori in difficoltà. D'altronde lo diceva anche Marguerite Kelly "Essere madre è la gioia più grande del mondo, ma porta anche problemi, sfinimento, dolore. Niente al mondo ti potrà mai rendere più felice o più triste, più orgogliosa o più stanca. Perché nulla è complicato quanto aiutare una persona a sviluppare la propria individualità, mentre stai ancora lottando per conservare la tua.” 

 
Guest post di Aurora Sofia Vita 



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