Figli...per "forza"

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Fate figli e in fretta” questo il messaggio che traspare dalla campagna del Ministero della Salute sul Fertility day. Ora al di la di tutte le polemiche che stanno nascendo sul web mi piacerebbe fare un analisi della situazione. Lavoro da qualche mese a stretto contatto con le famiglie e a mia volta sono mamma da 16 mesi di una bambina tanto desiderata.
Al di la del numero di figli che un uomo e una donna desiderano avere il problema credo sia un altro: ma queste mamme chi le aiuta? Chi le sostiene? Chi dice loro che ciò che fanno è giusto perché portato dal naturale istinto materno?



Ora...un tempo esistevano i villaggi, esistevano le corti dove famiglie allargate risiedevano, esistevano i casali...insomma tutte realtà all’interno delle quali molte persone condividevano la giornata. Gli adulti lavoravano vicino alla propria casa, in pochi viaggiavano per km anche per un solo giorno come accade ora. 
Le donne spesso rimanevano in casa a crescere i figli e si aiutavano le une con le altre. I bambini avevano ancora la fortuna di potersi recare a scuola o al giardinetto a piedi senza troppe paure come quelle inerenti al traffico per esempio.

Nei tempi le cose hanno iniziato a cambiare forma. Inizialmente piano piano sino ad arrivare ai giorni nostri dove una tipica famiglia è composta da: mamma che lavora tutto il giorno, papà che lavora tutto il giorno, nonni che lavorano tutto il giorno, zii e cugini che spesso non si sa neanche chi siano o se si conoscono si vedono una volta all’anno e se siamo fortunati tutti vivono nella stessa regione.
Va da sé che per forza di cosa tutto l’assetto legato al fare e crescere i figli cambia radicalmente. 
La domanda che mi risuona spesso nella testa da quando sono mamma anche io è: ma questi figli chi li cresce? E come?
Se siamo fortunate l’azienda x presso cui lavoriamo ci concede la maternità facoltativa (alcune fortunatissime tra cui la sottoscritta pure un periodo di aspettativa, ma credo sia ovvio che al giorno d’oggi con un solo stipendio... tanti auguri). Mettiamo quindi caso che lavorativamente parlando per qualche mese riusciamo a rimanere a casa con i nostri figli...arriviamo al dopo: i nonni lavorano ancora, quindi cosa decidiamo di fare? Probabilmente nido, tagesmutter o altro. 
Praticamente lavoriamo nei primi anni per far crescere i nostri figli in strutture dedicate. Alcune mamme prendono questa scelta con serenità, ma altre magari no. Parliamo dei lavori che si possono fare: giorni feriali, giorni festivi, turni di notte, riposi che saltano e tanto altro.

Purtroppo conosco molte donne che rinunciano alla maternità perché si rendono conto che non sarebbe compatibile con il lavoro che svolgono. La loro scelta la fanno in coscienza, come potrebbero scegliere diversamente?
Poi ci sono anche le donne che un lavoro non lo hanno e magari con la busta paga del compagno a stento arrivano a fine mese. Magari sognano tanto una famiglia ma non possono permettersela. Magari sognano anche una casa dove far crescere questi figli ma non se la possono permettere.
Problematiche pratiche come queste ne esistono innumerevoli e ogni famiglia ha le sue motivazione e preoccupazioni. Spesso si trovano dei compromessi per non rinunciare al desiderio di fare FAMIGLIA ma alcune volte invece si rinuncia sperando di trovare in altri progetti la propria serenità.

Al di là di questi aspetti però c’è qualcosa di tanto sottile quanto ingombrante e visibile a tutti (a tutti quelli che però vogliono realmente vedere): ma queste donne, una volta coronato il sogno di diventare mamme, chi le aiuta? 
Il villaggio non esiste più e tutto la responsabilità e fatica ricade su una persona singola per gran parte dei casi. I mariti e altri parenti lavorano tutto il giorno, spesso si vive addirittura lontane dalle famiglie di origine. Da un momento all’altro come per magia tutto cambia e una donna da sola deve far fronte a tutti questi cambiamenti: si cambia fisicamente, emotivamente, cambiano i legami con chi ci circonda, cambia il senso della giornata. La responsabilità di crescere una vita nuova spesso spaventa. Alcune di noi si sentono inappropriate, altre magari trovano grande sintonia con il nuovo ruolo. 

Per questo credo che, prima di tante altre cose a cui pensare, si dovrebbe ricreare questa unione che nel tempo è andata a mancare. Questo tendersi la mano in famiglia, tra mamme, tra amiche. Costruire una rete che vada ad appoggiare prima di tutto le donne che desiderano avere figli. Ecco, questo si sarebbe una grande mossa. Non la campagna sulla fertilità che ho letto nei giorni scorsi sul web!

Risultati immagini per fertility day
Foto: fanpage.it 


Cristina Acquaviva


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